VALLERANELLO! La NATURA aveva concesso al luogo un meraviglioso BOSCO DI QUERCE DA SUGHERO.
Qui, nel tempo, l’uomo, cancellando con protervia il BOSCO, ha usato la terra per la propria utilità alimentare. Per secoli VALLERANELLO, divisa in latifondi a monocoltura, in un triste scambio, ha prodotto al posto delle millenarie querce, solo grano.
E la storia di questo Giardino comincia nel ’55 proprio da un campo di stoppie di grano.
L’inesperto che voglia creare un giardino in 20.000 mq di stoppie, desidera subito del verde, e viene attratto dalle conifere proprio perché sempreverdi.
Così: pini, cedri, cipressi, abeti, e poi eucalipti, mimose e magnolie sono state le prime essenze ad apparire nel luogo dopo le stoppie.
Ma col tempo, conoscenza ed esperienza hanno portato nel giardino le grandi latifoglie: querce, aceri, platani, liquidambar, liriodendri, melie, albizie, mutevoli nelle stagioni, prodighe di fiori in primavera e splendenti di colori autunnali.
Nei primi 15 anni nel Giardino, tra alberi e cespugli che crescevano, furono piantate soltanto quattro varietà di rose, tre dai nomi importanti: Frensham 1946 inglese, Rendez-vous ormai introvabile, Monique di Paolino 1949, della quarta rosa colore giallo arancio, non si è mai scoperto il nome. Poche rose, perché non amavo gli ibridi moderni di rosa the, i soli reperibili nei vivai in quegli anni.
Poi finalmente, intorno agli anni ’70, sono stata al Roseto di Cavriglia del Professor Franco Fineschi. Allora, a Cavriglia, fiorivano già 3.000 varietà di rose. Il colpo d’occhio era entusiasmante. Ma la vera magia, qualcosa che ti entra sottilmente per non più lasciarti, è scattata con l’incontro delle varietà antiche.
Il fascino dei loro colori e le forme piene e soffici dei fiori, gli intensi profumi con fragranze diverse, e specialmente il portamento morbido e naturale così adatto per il disegno di un giardino, mi hanno convinto per sempre di desiderare rose, rose e ancora rose.
Mi resi conto che per me, progettista di giardini, la non conoscenza della rosa antica era stata fino a quel momento, una grave omissione.
Dopo quello che considero un appuntamento della vita, non posso disegnare un giardino dove la rosa non sia assoluta protagonista.
Così a Velleranello, anno dopo anno, pur con la difficoltà di reperimento di varietà speciali, sono riuscita ad introdurre più di un migliaio di rose antiche e meno antiche, dedicando così definitivamente il Giardino alla Rosa.
Per fortuna la qualità chimica e quella meccanica del terreno sono risultate eccezionalmente favorevoli: neutra, con ferro in abbondanza, argillosa e pesante, quindi perfetta per crescere rose.
Rose ovunque allora, ogni albero esistente è diventato supporto per una grande Rambler, e alberi nuovi sono entrati ed entreranno nel Giardino, scelti anche nella prospettiva futura di mettere bellissime rose rampicanti.
Non è stato facile disporre tante rose in un giardino già programmato negli anni.
Ed è stato difficile decidere se fosse più giusto raggruppare le rose per colore e portamento, oppure seguendo una logica della specie e della varietà.
Alla fine ha prevalso quest’ultima soluzione. Il Giardino è attraversato da viali d’erba che si snodano tra cespugli di rose.
La via delle rose moscate è stato il primo camminamento verde importante tra grandi cespugli di R.“Belinda”, R. “Mozart”, R. “Penelope”, R. “Cornelia”, R. “Day Break”, R. “Marjorie fair”, R. “Kathleen”, R. “Erfurt”, R. “Pirontina”, R. “Prosperity”, R. “Felicia”, R. “Eva”, R. “Vanity”, in un susseguirsi di colori delicati e di rosa sempre più intensi fino alla moscata “Robin Hood”
che è stata distribuita in giro nel giardino in vari esemplari, nella speranza di ottenere, per la sua grande capacità di accoppiamento, rose nuove come la prima nata nel giardino: R. “Luciano del Bufalo Rambler”, una grande rambler, figlia proprio di “Robin Hood” e di multiflora.
R. “Luciano del Bufalo Rambler”, che ha ormai più di quarant’anni, è una rosa dalle grandi qualità: ramiflessibili e leggeri che si allungano molto velocemente con foglie solide, piccole e lucenti. I singoli fiori, semplici con qualche petaloide, molto simili a quelli del genitore, sono riuniti in grandi mazzi penduli, il colore è rosa carico brillante con piccola gola bianca.
Seguono bacche rosso ciliegia che durano a lungo nell’inverno. Le foglie hanno colori autunnali straordinari. Non soffre malattie. In inverno, se non fosse per le bacche sui rami sottili, è quasi invisibile, ma in primavera lievita e si copre talmente di foglie e fiori che l’albero su cui si arrampica scompare.
Per queste ragioni è stata richiesta e vive felice in Germania nel Roseto Pubblico di Baden Baden nella Foresta Nera; nel Roseto Comunale di Roma, tenuta a grande cespuglio dopo aver spavaldamente scalato l’unico mandorlo ora scomparso, si arrampica anche nel Roseto della Rose Society di Islamabad in Pakistan, ed in molti giardini privati d’Italia e nel mondo.
Dalla via delle moscate si giunge alla piazza della burboniane.
In un grande prato al centro fioriscono R. “Gispy Boy”, R. “Queeen of Bourbon”, R. “Reine Victoria”, R. “Honorine de Brabant”, R. “Madame Isaac Perreire”, R. “Luise Odier”, R. “Madame Pierre Oger”, R. “Madame Lauriol de Barny”.
Due grandi arbusti sempre in fiore di R. “Clair Matin”, condotte a cespuglio, fanno da sentinelle ai lati di un gruppo di rose galliche officinalis.
Una trentina di varietà di rose galliche piantate molto vicine le una alle altre, sembrano un unico grande bouquet dalle mille sfumature rosa. Dalla pallida raffinatezza della R. “Duchesse de Montebello” e R. “Duchesse D’Angouleme, al rosa più intenso quasi rosso della rosa officinalis o di R. “Charles de Mills” e poi il rosa muove di R. “ Belle de Crecy”, la semplicità vellutata dell’antichissima R. “ Violacea”, R. “Tuscany”, R. “Presidente de Seze”, R. “Anais Segalais”, R. “Belle Isis”, la speciale variegatura sottile di R. “ Camaieux” e tante altre bellissime.
Le rose galliche, come molte rose antiche, fioriscono una volta sola, ma a lungo e i loro colori accesi, alle volte sfacciati, sono accompagnati da un importante fogliame opaco, verde cupo, ruvido quasi coriaceo.
La fioritura del gruppo delle rose alba è un momento di altissimo valore. Grandi arbusti, con magnifici fiori bianchi o al massimo rosa pallidissimo, si aprono in un fogliame dal verde sfumato in azzurro, caratteristica della specie: R. “Alba maxima”, R. “Alba semiplena”, R. “Celestial”, R. “Maiden’s Blush”, R.”Amelia”, R. “Chloris”, R. “Felicity Parmentier” e R. “ Koeneghin Von Danimark” le più carica di colore tanto da far dire a Stelvio Coggiatti: «per me è troppo colorata non può essere un’alba!»
Poco distante: rose damascene, portland, centifolie, e muscose, crescono, si intrecciano, fioriscono e principalmente profumano.
Chi, come me, cerca il fascino delle rose antiche, non poteva sottrarsi a quello delle rose inglesi ibridate da David Austin dagli anni ’60 in poi. Come le antiche… ma rifiorenti!
Non tutte sono così robuste e rifiorenti come si dice, ma è indiscussa la vigoria di R. “Graham S. Thomas”, R. “Leander”, R. “Hero”, R. “Abraham Darby”, R. “David Austin”, tutte dai bei fiori pieni e morbidi colori. Per le rose rosse voglio ricordare una delle sue prima nate: R. “Chianti”, la mia preferita, anche se ancora Austin nella sua ibridazione diretta tra moderne e molto antiche, per R. “Chianti” non era riuscito ad avere la rifiorenza, ma il nome è perfetto, perché il colore e la sostanza dei suoi fiori ti fanno venire voglia di berli, come il rubino di quel vino.
Nelle mia casa di Valleranello non ci sono pareti utili per arrampicare rose. Questa la necessità della simbiosi tra alberi e rose rampicanti.
Per far salire le rose, ho scelto alberi nella famiglia delle rosacae, come: peri, meli, ciliegi, meli da fiore, ciliegi da fiore, albicocchi. Ma poi col crescente numero delle rose ogni albero spogliante ha avuto la sua inquilina, acquistando, in cambio del disturbo, una seconda fioritura.
Due particolari connubi riscuotono molta ammirazione perché hanno la concomitanza delle fioriture.
Il primo albero è “Liriodendrum tulipifera” e la rosa è la noisettiana “Claire Jacquier”.
Il fiore del liriodendro ha la forma del tulipano, come dice il nome, e colori delicati dal giallo al verde con una deliziosa greca arancione alla base. I fiori della rosa sono abbondantissimi, ricoprono completamente la rosa e il liriodendro, i fiori radi di quest’ultimo si affacciano come deliziosa sorpresa tra i fitti mazzi della rosa del colore simile, giallo chiaro con il centro più intenso giallo quasi arancio.
Avevo chiesto al vivaio, ormai sono molti anni, un’altra noisettiana “Alister Stella Gray”, ma come capita spesso nei vivai avevano rose sbagliate. Desideravo questa rosa perché non avrebbe avuto un grande sviluppo, circa cinque metri, adatto alle dimensioni dell’albero scelto. Altra grande qualità di questa noisettiana, la rifiorenza a settembre maggiore di quella di maggio. Ma al suo posto è arrivata “Claire Jacquier”.
L’errore nel tempo è stato rivalutato. R. “Claire Jacquier”, è immensa, più di quindici metri, ha una fioritura abbondantissima, ha colori simili ma più intensi dell’altra.
Il problema è stato dove mandarla.
L’albero ha deciso di non farcela ed è stato necessario aiutarlo con un gazebo, una casa vera e propria della quale il soffitto era la rosa. Ma non è bastato.
Oggi ha conquistato completamente, oltre la sua casa, un acer ginnala vicino, e non ho ancora capito se si fermerà.
E’ per questo che chiamo affettuosamente questa rosa il “Mostro”, anche se a metà di maggio lo spettacolo della sua fioritura è impressionante. Unico svantaggio non rifiorisce.
Il secondo albero è la “Melia Atzedarach” e la rosa ospite è “Paul’s Hymalaian Musk”.
I fiori della melia e della rosa multiflora hanno una corrispondenza totale di dimensioni, e nel colore rosa lilla ed i profumi si combinano in una fragranza speciale. Gli appassionati di questa unione la chiamano “Il Paradiso”, per la sensazione di beatitudine che si prova guardando questo straordinario abbraccio.
A questo giardino di rose, che dagli esperti è tenuto in grande considerazione, e che lascia incantati i profani, sono giunta lentamente, senza accorgermene, per mio puro piacere, e per questo non mi sono resa conto di quello che vi stava accadendo di meraviglioso.
Ma dopo qualche anno nel periodo della fioritura cominciavo a non poter godere più da sola tanta bellezza. Così a maggio, ho aperto il giardino al pubblico romano e non sapevo che in breve avrei dovuto aprirlo al mondo.
Questo mi rende felice.
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